Tassazione investimenti 2016: due pesi e due misure
Un vecchio adagio delle sinistre vedrebbe le rendite finanziarie quasi esentasse, in quello che a tutti gli effetti, in virtù di una pressione fiscale altrove esagerata, appare essere come uno scandalo. La verità è un’altra, sebbene il contesto sia mutato solo di recente: le rendite finanziarie sono tassate, e nemmeno in modo leggero. La tassazione investimenti finanziari, tuttavia, è un argomento complesso che non smette di suscitare polemiche sia in un senso (la pressione è troppo leggera) che nell’altro (la pressione è troppo pesante).
Il nocciolo della questione è che gli investimenti sono soggetti a una tassazione eterogenea, che tiene conto, all’apparenza in modo casuale, delle carie categorie di titoli, conti, fondi etc. In alcuni casi il regime fiscale è piuttosto aspro in altri non lo è affatto. Senza considerare il fatto che la tassazione “finanziaria” può avere effetti pericolosi anche per le fasce deboli.
Insomma, non colpirebbe solo quella élite economica di cui tanto si favoleggia ma anche gli onesti risparmiatori, che magari vorrebbero ricavare qualcosa dopo aver risparmiato così duramente qualche spicciolo.
La situazione, almeno dal punto di vista normativo, si è assestata nel 2014, quando è entrata in vigore la nuova norma sulla tassazione investimenti finanziari (precisamente il 1° luglio).
Gli investimenti vengono divisi in due categorie, quelli con regime fiscale normale e quelli con regime fiscale agevolato. Di quest’ultima categoria fanno parte principalmente i titoli di Stato e i Buono Fruttiferi Postali della Cassa Depositi e Prestiti. Le rendite generate da questi prodotti sono soggette a una aliquota del 12,5%. Della prima categoria fa parte sostanzialmente tutto il resto dai fondi di investimenti al Forex, dalle commodity alle obbligazioni, dagli ETF ai CFD e così via. Per questi, l’aliquota è del 26%.
Perché questa differenza così grande? Il motivo è semplice. I titoli di stati e i buoni della CDP sono sì strumenti finanziari, e quindi in grado di produrre un guadagno, ma al contempo sono strumenti che recano beneficio alla comunità. Con i primi lo Stato si finanzia, con i secondi trova le risorse per prestare denaro alle imprese.
Tasse investimenti finanziari: i casi particolari
In mezzo a queste due categorie, si segnalano alcuni casi sui generis. I fondi pensione, per esempio, sono tassati al 20%, una sorta di compromesso tra i due estremi: dopotutto, anche loro hanno in un certo senso una valenza sociale.
Va poi considerato il caso dei titoli di stato utilizzati a mo’ di investimento speculativo, ossia commerciati prima della loro scadenza naturale. Nella fattispecie, si applica l’aliquota riservata ai capital gain, che è del 19%.